mercoledì 7 novembre 2012

Urla del silenzio


Si respirava un' aria nuova, diversa, ieri al rettorato.
La conferenza sulla Fondazione universitaria chiesta dall'assemblea di Ateneo e, forse a denti stretti, convocata dal Rettore non è stata solo un'occasione per dibattere su di un argomento destinato a cambiare gli assetti dell'Università di Messina ma anche, e soprattutto, un limpido spartiacque fra due modi di concepire ruoli, funzioni ed Istituzione.
Tutto ieri è stato chiarissimo, anche gli assordanti silenzi di coloro che usano veicolare i propri convincimenti solo in privato, quasi di nascosto, clandestinamente.
Tutto ieri è stato adamantino e, per una volta, ogni cosa è sembrata tornare al proprio posto, in quell'angolo in cui ciascuno si aspettava che risiedesse.
Alle semplici domande, di Guido Signorino, sulle incongruenze fra la legge e lo statuto della Fondazione non è stata mai, mai, data risposta in un gioco delle parti del tutto scontato e prevedibile perfino nelle non risposte del novello consulente che si affannava a recitare la lezione sulla “esclusività” dello strumento senza accorgersi della vacuità del suo discorso, del suo essere perennemente fuori tema.
Tutti i presenti se lo aspettavano e non sono rimasti delusi. Tutta ordinaria amministrazione.
Tutto nel preventivo, perfino l'assenza di espressività nei volti dei Senatori accademici e dei Consiglieri di Amministrazione rimproverati come scolaretti dal Rettore perché colpevoli, a suo dire, di non aver avuto un sussulto di orgoglio al “j'accuse” circa la legittimità del loro sedere in Consessi comunque (temporalmente) scadenti.
Tuttavia l'aria diversa c'era e si è respirata quando Antonio Saitta ha spalancato le finestre dell'ordinario, dello scontato, del banale.
Il suo intervento, in quel contesto di ordinaria prevedibilità, è stato, si, extra-ordinem: straordinario.
Non ha avuto mano leggera il Saitta e tuttavia, pur scagliando macigni, non ha mai perso il filo del ragionamento razionale, dei rapporti causa-effetto, degli scenari plausibili di un futuro, per l'Ateneo messinese, diversi, e migliori, rispetto a quanto sino ad oggi pianificato, progettato, cospirato.
Un atteggiamento, uno stile ed un livello di sensibilità istituzionale che sono stati amplificati a dismisura dalla reazione scomposta, rancorosa, e stizzosa ('piccata' come chiosa 'GazzettadelSud') di chi è stato messo, per sua stessa mano, con le spalle al muro.
Senza più risposte sensate, senza più giustificazioni appena plausibili al proprio agire, senza più un futuro da cavalcare, senza più plaudirores capaci di prevenire i suoi ordini, compiacerne i desideri.
Anzi, con il suo richiamo ai 'numeri', fondamento della democrazia, il Rettore  si confeziona la classica buccia di banana e pure ci scivola: pubblicamente apre, forse en dépit de lui-même, la campagna elettorale per la sua successione e contemporaneamente legittima Saitta come “l'altro” in contrapposizione, il nemico, l'avversario da battere.
Entrava aria pulita dalla finestra spalancata e l'applauso scrosciante e costante tributato ad Antonio Saitta quasi si materializzava come simbolo liberatorio per chi, finalmente, risentiva parlare di Università dentro l'università, Un applauso che assumeva vita propria e, insolentemente, non cessava ai ripetuti, inutili e microfonati richiami ai lavori da parte del Presidente dell'assemblea anzi: li sovrastava dispettoso, guascone, libero.
E proseguiva lieto traversando l'Aula Magna e carezzando l'anima dei presenti.
Perché c'è voglia di cavalcare nelle praterie, dopo il lungo peregrinare nel deserto della discrezionalità, dell'arbitrio, delle rottamazioni, delle istanze neglette, delle petizioni inascoltate, dei beffardi voltafaccia, delle proposte di 'certe' lauree onoris causa, dei segreti verbali, degli inaccessibili bilanci, delle inconfessabili frequentazioni, delle minacce ai 'fuori dal coro', degli insulti alle minoranze, della sospensione della vita democratica.
Ad Antonio Saitta non resta altro, volente o nolente, che inchinarsi alla speranza da lui suscitata e raccogliere il guanto di sfida 'dei numeri' scaraventatogli addosso.
Se il suo programma sarà all'altezza delle emozioni e delle suggestioni da lui stesso evocate, la maggioranza dell'onesta università gli procederà accanto con convinzione e decisione.
____________________________________________________
Le risposte non date, i dubbi non risolti in sei slides clikka qui!
_____________________________________________________

2 commenti:

enzo cicero ha detto...

Un pezzo così verace, bello e ispirato, in riferimento alle vicende del nostro Ateneo, non lo avevo mai letto! Mi viene da dire: Antonio Saitta è il prescelto, e Mauro Federico ne è degno bardo. Come si potrà non affiancarli?

enzo cicero

Unknown ha detto...

...'bardo' proprio mi mancava!